Onorando uomo!

Mi pregio d’offerirle in omaggio la “Rivista botanica dell’anno 1877” ove non ho mancato (pag. 84–106) di fare una dettagliata esposizione della di Lei mirabile opera “The different forms of flowers” ecc.² Io non Le posso esprimere a parole la mia ammirazione per questo classico lavoro, che io non esito a considerare come il più importante scritto che sia fin qui comparso sulla fisologia florale.

A pag. 183 ho fatto altresì cenno di una singolare onorificenza stata conferita alla S.V., esprimendo ben meritati encomii per la Università di Cambridge, non meno che ben meritato rimprovero per un atto inconsulto dell’Accademia francese.³

È per tal modo che, secondo le mie tenui forze, procuro di sdebitarmi in parte delle grandi obbligazioni che ho verso di Lei, come mio venerato maestro, e cortese donatore de’suoi scritti immortali.

Ora a Lei, celebrato autore d’una monografia dei cirripedi,⁴ mi faccio ardito di presentare una mia congettura sulla vita di cosifatti crustacei. Vegga la S.V. se tale congettura abbia qualche fondamento. Nel caso che non ne abbia nessuno, non tenga il menomo conto di quanto segue. Nel caso contrario La prego di favorirmi il suo rispettabile parere.

Nella mia andata a Rio de Janeiro ebbi occasione di osservare alcuni Balanus.⁵ Restai vivamente colpito della struttura di queste forme eterodosse. Il loro esteriore è o sembra quello di un mollusco multivalve (con mantello generatore di valve calcari); il resto è evidentemente della natura di un animale crostaceo. Ora qui non potrebbe parlarsi di transito nel senso della dottrina transformista. I molluschi e i crostacei sono certamente due lignaggi divergenti, e quindi non potrebbe esistere nessuna forma intermediaria.⁶

Piuttosto si presente allo spirito la possibilità di un curioso fenomeno d’innesto. Suppongasi che la larva di un cirripede, dapprima affatto sciolta e libera, ricerchi e aggredisca un individuo giovanissimo di una data specie di mollusco multivalve, innestando una parte del suo corpo col corpo del mollusco aggredito.⁷ Suppongasi altresi che cosifatto innesto abbia per effetto di sopprimere ogni vitalità del corpo aggredito, mantenendosi soltanto la vitalità del mantello calcarogeno; in tal caso parmi si avrebbe una naturale spiegazione dell’eterogenea struttura dei cirripedi, e forse non soltanto dei cirripedi ma eziandio degli ostracodi e di altre tribù di crostacei.⁸

Mi pare che questa congettura possa essere appoggiata dall’esempio del Pagurus.⁹ Il Pagurus assale le chioccioline di mare; le uccide e vi s’installa; ma, di mano in mano che cresce, è obbligato a mutare dimora e a ricercare un domicilio più grande. Non sarebbe un gran vantaggio pel Pagurus, se invece di uccidere totalmente il mollusco, di cui usurpa la casa, serbasse intatta la vitalità del mantello che vale a perennemente ingrandire la casa stessa? Forse la singolare abitudine del Pagurus potrebbe essere considerata come un primo passo verso la doppia natura del corpo dei cirripedi.¹⁰

A me questa congettura pare che abbia una grande verisimiglianza. Ma siccome non posso a meno di confessare la mia grande ignoranza in fatto di carcinologia,¹¹ così La prego a manifestarmi in proposito il suo parere, o piuttosto a non fare nessuna riposta alla presente, nel caso che la S.V. giudichi tale congettura essere destituita da ogni fondamento.

Gradisca in ogni modo l’attestato della mia devozione e riconoscenza.

Suo ossequentissimo discepolo | Federico Delpino | Prof. di botanica all’Università di | Genova.